giovedì 26 gennaio 2012

Fabris: ora rifondiamo il marketing


Ecco il manifesto per rivedere le strategie dei marchi secondo il professore di sociologia dei consumi
Basta con i falsi miti, responsabilità sociale da ripensare

DI MARCO A. CAPISANI

Perde valore la fiducia dei consumatori nelle marche, così come succede nei confronti dei partiti politici; le aziende studiano le abitudini di acquisti, meno i comportamenti reali di consumo; il marketing esperienziale viene stravolto in mere spettacolarizzazioni e quello etico diventa spesso un boomerang. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui il marketing europeo, e italiano in particolare, va rivisitato. Rifondato.
Ecco perché Giampaolo Fabris, docente di sociologia dei consumi all’Università San Raffaele di Milano, dove insegna anche creazione e gestione della marca, ha affidato a un manifesto con dieci tesi l’onere di riorganizzare le strategie di marketing. Un decalogo che viene presentato oggi alla Fiera del libro di Torino ed è parte integrante del libro Societing. Il marketing nella società postmoderna, edito da Egea (498 pagine, 35 euro).
«Il marketing di oggi perde efficacia», anticipa a ItaliaOggi Fabris, «visti i sempre più numerosi lanci di nuovi prodotti che si rivelano flop. Le marche perdono consenso anche in paesi tradizionalmente consumeristici come gli Stati Uniti». La soluzione, sempre secondo il professore, è creare un modello
promozionale alternativo, abbandonando una visione anglossassone, concitata del mercato, a vantaggio di una strategia in cui «il marketing diventa a pieno titolo un operatore culturale e , di conseguenza, riconosce di doversi assumere alcune responsabilità sociali».
L’atteggiamento delle marche verso i consumatori, che sono poi individui reali o «consumattori» o ancora «consumautori», dev’essere quindi più rispettoso. Meno di controllo e più impostato in un’ottica di societing, «in cui il pubblico arriva a dare spunti utili alla produzione aziendale, anche su vasta scala». Un esempio? Quello di Ducati, che sul web ha messo persino il suo consiglio di amministrazione, durante le riunioni dedicate all’ideazione di nuovi prodotti.
Alla tribù di motociclisti del brand il compito d’inviare consigli e suggerimenti per mettere a punto i nuovi modelli. Una voce che Ducati ha voluto ascoltare, anche quando questa scelta presupponeva costi aggiuntivi per la realizzazione dei prototipi.
«L’offerta si deve adeguare realmente alle richieste della domanda», rilancia Fabris. «Basta allora con le pianificazioni di massa; meglio puntare invece sulle nicchie del mercato, che non solo è stato riconosciuto possono essere complessivamente più redditizie delle strategie indistinte di massa, ma anche e soprattutto permettono di ristabilire una sintonia con i diversi pubblici». Così aziende come H&M, Ikea o Muji hanno saputo cogliere le esigenze di consumatori con minor potere d’acquisto, coniugando per loro prezzi bassi e buona qualità. «Non si parla di politiche incentrare su prezzi stracciati», precisa il professore, «bensì di un concetto riformulato ad hoc di qualità».
Fiat ha saputo, poi, creare e ascoltare la comunità telematica dei fan della nuova 500, arrivando a riconoscerne il ruolo con un’edizione dello stesso modello d’auto, riservata solamente ai componenti di
quel gruppo virtuale.
«Dal dialogo biunivoco con la società deriva per le marche, però, l’assunzione di nuove responsabilità»,
afferma Fabris. «Da qui nasce infatti il marketing etico, un argomento che va oggi ripensato. Partendo fin dall’inizio della filiera produttiva, se non si vuole correre il rischio che diventi un boomerang». È successo, per esempio, ad alcune griffe italiane di moda a cui, nascoste dietro una facciata luccicante,
recenti inchieste giornalistiche hanno imputato politiche di sfruttamento del lavoro minorile. «Se la notizia fosse comparsa negli Usa», conclude l’autore del libro Societing, «le aziende coinvolte avrebbe, perlomeno, subito un tracollo in Borsa. Da noi, questo ancora non succede».

Le dieci frontiere del marketing

1 Transizione d’epoca
Si profi la sempre più un nuovo tipo di società all’insegna della complessità, dell’incertezza, del dubbio sistematico e del relativismo. Bisogna saperne cogliere la logica di sviluppo non più lineare, ma
discontinua e senza connessioni

2 La conoscenza come fattore di produzione
Nasce la co-opetition (cooperation + competition), nuova prassi in cui diventa marginale la cultura della fabbrica e, di contro, cresce il peso della società esterna

3 La società delle nuvole
Si va verso una società post-moderna dai contorni indefiniti, dalla dinamica imprevedibile

4 Nuova centralità del consumo
La fisicità delle merci va dissolvendosi nelle marche, in valori intangibili, di comunicazione

5 Dall’individualismo alla nuova socialità
L’individualismo non degrada, ma genera impreviste forme di socialità, di cui i social network o le nuove tribù sono solo due esempi. I consumatori si riuniscono riconoscendosi in pratiche comuni di
consumo

6 Dalla transazione alla relazione
Il consumatore instaura un rapporto realmente dialettico con la marca; mentre la distribuzione diventa una gigantesca macchina per comunicare, un luogo magnetico

7 Il consumatore partner e committente
Il grande pubblico può esprimere piccoli input progettuali, a vantaggio dell’impresa, per realizzare produzioni limitate, ma può anche e soprattutto offrire consigli per focalizzare la produzione indirizzata ai più

8 Il tramonto del marketing di massa
Il marketing è coevo a una società di stampo taylorista-fordista. È necessaria, quindi, una sua profonda rivisitazione, una rifondazione

9 La dimensione sociale del marketing
I consumatori non esistono; sono gli individui con cui le marche devono dialogare. Ecco perché quest’ultime non possono più disinteressarsi delle conseguenze sociali dei prodotti che mettono in circolazione

10 Dal marketing al societing
Le marche tenderanno a instaurare un rapporto rispettoso e simmetrico con la società. Non esistono, però, ricette miracolose per far evolvere il marketing
verso il societing

Giampaolo Fabris

L'identità del marchio si costruisce anche col museo di GIAMPAOLO FABRIS


Prodotti e brand non sono sfruttati come potrebbero per comunicare l’immagine e il valore d’impresa

La settimana della cultura d'impresa promossa da Confindustria, e in corso in questi giorni in tutto il
Paese, dedica un meritevole spazio ai musei aziendali. E' un buon segnale: perché il museo può divenire un corretto benchmark di quel marketing esperienziale di cui tanto si parla, e si teorizza, e che si risolve invece più spesso in una gratuita spettacolarizzazione. Che poco ha a che fare con ciò che si produce e vende. Soprattutto il museo potrebbe essere in grado di valorizzare un vero tesoro rappresentato dalla storia e l'heritage culturale di piccole e grandi industrie presenti con così tanta dovizia lungo tutto il territorio. Con forti ricadute anche sul presente.
Il condizionale, però, in questo caso è d'obbligo. Perché la prassi, nelle pur encomiabili iniziative in questa direzione, è la realizzazione di musei freddi, afoni, autoreferenziali, francamente noiosi.
Più una narcisistica o autocelebrativa esposizione di materiale o prodotti - che pure dovrebbero narrare di passati straordinari, costruiti col sudore' l'intelligenza, l'intraprendenza di generazioni di uomini e donne, attestare tangibilmente l'evoluzione delle tecnologie, dei modi di produzione, dei mercati, della quotidianità - che un nuovo medium di grande appeal, capace di suscitare forti emozioni. Si assiste, il più delle volte, ad una successione di macchinari, prodotti, documenti poco leggibili, brani di archivio intervallati da rare didascalie in location non particolarmente attrattive.
Il museo, in realtà, è una efficacissima piattaforma per comunicare storia, passioni, mission, vision, sistemi di valori. Una storia calda e suggestiva, assolutamente unica, della nascita e dell'evolvere di una marca. Il museo aziendale oggi deve essere simile ad un ipertesto: con un forte ricorso alla multimedialità, in grado di creare committment ed empatia, fortemente interattivo. Una sorta di parco a tema - anche un po' kitch, certamente spettacolare - della marca e/o di un settore merceologico. Da cui il visitatore esce con un livello di conoscenze, di consapevolezzasullamarcache nessuna campagna pubblicitaria riuscirà mai a creare: anche se la presenza della evoluzione della pubblicità sarà uno dei tanti modi per narrare come si realizza il mondo fantastico della marca. Un museo siffatto è rara avis, ma ce ne sono. Un museo così concepito narra di un'azienda che ha un passato alle spalle, una lunga storia costruita su continui attestati di fiducia da parte del consumatore, conoscenze e realtà che non si improvvisano: è la fonte più autentica, in un periodo in cui l'autenticità sta divenendo un valore, del backstage, della storia di una marca. Nella transizione dal primato dell'immagine a quello della reputazione il museo costituisce un medium di grande importanza. Naturalmente da reclamizzare adeguatamente, creando appropriate strutture di accoglienza, eventuali guide anche se dovrebbe essere fortemente autoesplicativo.
Creando così quell'effettiva esperienza che costituisce oggi un driver all'acquisto: dove la trasparenza (anche reale, come il museo di vetro e cristallo di VW a Wolfsburg), la veridicità, l'unicità non hanno niente da spartire con la simulazione. Vi sono inoltre musei aziendali - per tutu' quello straordinario di André Heller per Svarovsky in Austria - che hanno importanti ricadute sul territorio facendolo divenire un centro di attrazione turistica.
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Introduzione alla certificazione ISO


La certificazione è il mezzo per attestare, attraverso un certificatore indipendente, l'attitudine di un organismo nel fornire un servizio, un prodotto o un sistema conforme alle esigenze dei clienti e alle esigenze regolamentari. L'ISO/CEI ne da le seguente definizione :
Procedura secondo la quale un parte indipendente da l'assicurazione scritta che un prodotto, un processo o un servizio è conforme alle esigenze specificate in un referenziale.
Il gruppo delle norme ISO 9000 corrisponde all'insieme dei referenziali delle corrette procedure di management qualitativo, definite dall'organismo internazionale di standardizzazione (ISO, International Organisation for Standardization).
Le norme ISO 9000 sono state originariamente scritte nel 1987, poi riviste nel 1994 e nuovamente nel 2000. Così, la norma ISO 9001 versione 2000, che fa parte della famiglia ISO 9000, si scrive ISO 9001:2000. La norma ISO 9001:2000 si basa essenzialmente sui processi che permettono di realizzare un servizio o un prodotto mentre la norma ISO 9001:1994 era essenzialmente centrata sul prodotto stesso. Qui di seguito trovate una presentazione sintentica delle diverse norme del gruppo ISO 9000 :
ISO 9000 : "Sistemi di management qualitativo - Principi di base e vocabolario". La norma ISO 9000 descrive i principi di un sistema di management qualitativo e ne definisce la terminologia.
ISO 9001 : "Sistemi di management qualitativo - Esigenze". La norma ISO 9001 descrive le esigenze relative ad un sistema di management qualitativo per un utilizzo interno, ossia a fini contrattuali o di certificazione. Si tratta di un insieme di obblighi che le aziende devono seguire.
ISO 9004 : "Sistemi di management qualitativo - Linee direttive per il miglioramento delle performance". Questa norma, prevista per un uso interno e non a fini contrattuali, tratta soprattutto del miglioramento continuo delle performance.
ISO 10011 : "Linee direttive per il controllo dei sistemi di management qualitativo e/o di management ambientale".
Certificazione ISO
L'ISO non ha la vocazione di rilasciare direttamente delle certificazioni. Questo compito è lasciato ad un organismo certificatore indipendente.
La certificazione così ottenuta è valida per 3 anni e rinnovabile in seguito ad un controllo qualità. Prima del controllo, alcune aziende effettuano talvolta un controllo preventivo (o pre-controllo ISO 9000), per accertarsi che le disposizioni realizzate siano conformi al referenziale ISO di riferimento;.
E' essenziale tenere ben presente che la certificazione è basata su dei processi che permettono di ottenere un prodotto o un servizio e non sul prodotto/servizio stesso.
Piano della norma ISO 9001
La norma ISO 9001 è a pagamento ed è venduto sul sito dell'ISO. Qui di seguito trovate comunque il suo piano :
1. Settore di applicazione
1. Generalità
2. Campo di applicazione
2. Riferimento normativo
3. Termini e definizioni
4. Sistema di management qualitativo
1. Esigenze generali
2. Esigenze generali relative alla documentazione
5. Responsabilità della direzione
1. Impegno della direzione
2. Soddisfazione cliente
3. Politica di qualità
4. Programmazione
5. Responsabilità , autorità e comunicazione
6. Revisione della direzione
6. Management delle risorse
1. Messa a disposizione delle risorse
2. Risorse umane
3. Infrastrutture
4. Ambiente di lavoro
7. Realizzazione del prodotto
8. Programmazione della realizzazione del prodotto
9. Processi relativi ai clienti
10. Concezione e sviluppo
11. Acquisti
12. Produzione e preparazione del servizio
13. Controllo dei dispositivi di sorveglianza e di misurazione
Misurazioni, analisi e miglioramento
1. Generalità
2. Sorveglianza e misurazioni
3. Controllo del prodotto non conforme
4. Analisi dei dati
5. Miglioramento
Articolo redatto il 16 dicembre 2004 da Jean-François PILLOU.

Ultime modificazione ilvenerdì 6 febbraio 2009 alle 16:52:02

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Management per processi

ISO 17799
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Vedi anche


Certificazione iso 9001 cos'è


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Iso 9004


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Bando Regione Veneto


19/03/2010

Certificazioni e formazione etica, ambiente, sicurezza

La Regione del Veneto ha pubblicato un nuovo bando relativo alla concessione di contributi alle aziende (fino ad un massimo di 15.000,00 €) per le certificazioni etico-sociali ottenute entro il 31 maggio 2010.
Il bando è rivolto alle aziende con sede nella Regione Veneto che hanno ottenuto almeno una delle seguenti certificazioni:
* SA8000
* OHSAS 18001
* Registrazione EMAS
Possono presentare domanda di contributo le aziende che abbiano ottenuto almeno una delle certificazioni sopra citate entro il 31 maggio 2010; nel caso in cui la certificazione sia stata ottenuta anteriormente al 2009 il certificato deve avere validità fino alla data di scadenza del bando stesso.
NB: l'azienda dev'essere in possesso di copia fotostatica della certificazione ottenuta al momento della presentazione della domanda.
Termine per presentazione delle domande: 31 maggio 2010
Le imprese dovranno:
- avere sede legale/unità produttiva nel terrirtorio della Regione Veneto ed essere iscritte al Registro delle Imprese, nonchè in regola con la denuncia di inizio attività al REA degli enti camerali veneti;
- non avere pendenze con gli enti previdenziali;
- non essere imprese in difficoltà, sottoposte a procedure concorsuali o in stato di liquidazione;
- essere in regola con il regime "de minimis".
Le spese ammissibili (fino ad un massimo di 15.000,00 €) sono:
- consulenze per implementazione del sistema di gestione;
- il rilascio di una delle seguenti certificazioni: SA8000 o OHSAS 18001 o Registrazione Emas;
- le attività di formazione del personale connesse all'ottenimento della suddetta certificazione (non finanziate con altri fondi/bandi)
Le spese dovranno essere sostenute entro e non oltre il 31 maggio 2010. Nei giustificativi di spesa l'oggetto della prestazione dovrà essere esplicitamente riferito alla certificazione per la quale si richiede il contributo.
Sono escluse dal contributo le spese per la consulenza a carattere continuativo o periodico o connesse con normali spese di funzionamento dell'impresa; sono escluse le spese per costi interni, tasse e iposte, tributi e spese notarili.
Informazioni

CCIAA di Ferrara per la qualità certificata


Contributi a Ferrara
07/04/2010

Qualità, ambiente, sicurezza, responsabilità sociale

La CCIAA di Ferrara ha pubblicato un bando di finanziamento con l’obiettivo di sostenere le imprese del territorio provinciale nell’adozione di sistemi di qualità, di gestione ambientale, marcatura CE e di sistemi di responsabilità sociale.

I soggetti beneficiari sono le imprese e i loro consorzi, con sede legale e/o unità operativa nella provincia di Ferrara.

Sono finanziabili le seguenti tipologie di spesa:
A. Certificazione di sistemi di gestione della qualità di prodotto e di processo.
B. Sviluppo e certificazione di sistemi di gestione ambientale.
A. Certificazione di sistemi di gestione della qualità di prodotto e di processo.

Sono finanziabili le spese per l’implementazione di sistemi di qualità riconducibili, in particolare, alle seguenti tipologie:

- ISO 9001:2000 (Vision 2000) – sistemi di qualità aziendale;
- SA 8000 – certificazione etica o certificazione della responsabilità sociale, con particolare riferimento alla implementazione di azioni che supportino le donne, e dunque la famiglia, nella conciliazione tra impegni professionali e familiari; ad interventi volti al superamento di barriere architettoniche, sensoriali e/o percettive;
- EN 45000 – accreditamento organismi di certificazione e laboratori;
- certificazione di prodotto (es. Ecolabel, marchi di qualità rilasciati in base a norme tecniche EN, ISO, UNI, certificazione aggiuntiva per il settore metalli preziosi);
- certificazioni specifiche per il settore agroalimentare (BRC, IFS, UNI 10939:01, UNI 11020:02, certificazione di provenienza UNI 10854:99, ISO 22000:05, EurepGap:04);
- certificazione di conformità dei prodotti ai requisiti essenziali di sicurezza, Marcatura CE (nei casi previsti dalla normativa comunitaria).
L’effettivo ottenimento entro il 29 febbraio 2012 della certificazione da parte di un organismo accreditato è condizione necessaria per l’erogazione del contributo.
B. Sviluppo e certificazione di sistemi di gestione ambientale.

Sono finanziabili le spese per l’implementazione di sistemi di gestione ambientale riconducibili alle seguenti tipologie:

- B1 analisi ambientale – realizzazione dell’analisi ambientale finalizzata a quantificare e valutare gli aspetti ambientali generati dall’attività dell’impresa;
- B2 costruzione e sviluppo del sistema di gestione ambientale – implementazione dei sistemi di gestione ambientale ISO 14001 e EMAS e relativa formazione del personale;
- B3 certificazione ambientale – certificazione dei sistemi di gestione ambientale ISO14001 e EMAS. In questo caso (B3), l’effettivo ottenimento entro il 29 febbraio 2012 della certificazione da parte di un organismo accreditato è condizione necessaria per l’erogazione del contributo.
E’ consentita la presentazione di una sola domanda per ogni impresa.
La domanda di contributo potrà riguardare alternativamente un intervento rientrante nella tipologia A o un intervento rientrante nella tipologia B, con esclusione di ogni possibilità di cumulo di contributi.
Sono ammesse le spese, al netto di IVA, sostenute nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 31 marzo 2012 relative a:

- consulenze specialistiche esterne;
- formazione del personale (esclusi i costi figurativi interni e i costi di trasferta del personale);
- ottenimento della prima certificazione da parte di un organismo accreditato secondo le norme EN 45000.
L’agevolazione consiste in un contributo in conto capitale nella seguente misura:
- certificazione di sistemi di gestione della qualità di prodotto e di processo - intervento A: contributo pari al 50% dell'importo complessivo delle spese sostenute (al netto di IVA) sino ad un massimo di 5.000 euro (costo minimo: 1.500 euro);
- sviluppo di sistemi di gestione ambientale - interventi B1 e B2: contributo pari al 50% dell'importo complessivo delle spese sostenute (al netto di IVA) sino ad un massimo di 3.000 euro (costo minimo: 1.000 euro);
- certificazione di sistemi di gestione ambientale - intervento B3: contributo pari al 50% dell'importo complessivo delle spese sostenute (al netto di IVA) sino ad un massimo di 5.000 euro (costo minimo: 1.500 euro).
Nel caso di domande presentate da imprese femminili l’importo del contributo massimo erogabile è elevato di 1.000,00 euro per ogni tipologia.
Le domande potranno essere inoltrate, dal 22 marzo al 30 giugno 2010, secondo una delle seguenti modalità:
- per posta con raccomandata con avviso di ricevimento alla:
CCIAA Ferrara
Ufficio Marketing del Territorio, Innovazione e Qualità
Via Borgoleoni, 11
44121 Ferrara
- in modalità telematica con sottoscrizione digitale al seguente indirizzo di posta elettronica certificata della Camera di Commercio: protocollo@fe.legalmail.camcom.it.

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I sistemi di gestione per la Qualità UNI EN ISO 9001
L’introduzione in azienda di un Sistema Qualità ha come scopo l’organizzazione e il controllo delle attività aziendali con un duplice obiettivo:

• assicurare nel tempo la corretta gestione del sistema per l'esecuzione dei prodotti/servizi in modo da soddisfare le attese dei Clienti
• individuare e ridurre le inefficiente aziendali ed eliminarne i costi.

Un Sistema Qualità è essenzialmente un metodo di ricerca della soddisfazione dei Clienti attraverso l’efficienza delle prestazioni aziendali.
Il termine Qualità non è quindi usato come valore assoluto ma relativo ad un livello dichiarato che l’azienda si impegna a mantenere costante nel tempo.
Introdurre in azienda un Sistema Qualità significa organizzare in maniera efficiente e controllare sistematicamente tutte le attività che concorrono a garantire il livello qualitativo del prodotto/servizio.
La Qualità è pertanto un modo di operare che ha come obiettivo la limitazione dell’incidenza del caso nei risultati dei processi aziendali e la riduzione degli sprechi dovuti a inefficienze organizzative o a carenze sistematiche nei processi produttivi.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario il contributo di tutti i settori aziendali ed è fondamentale l’opera della Direzione nella definizione di una politica aziendale per la qualità e nella sensibilizzazione di tutto il personale sull’importanza di questo modo di operare.
La Certificazione
Attraverso la certificazione “L’atto mediante il quale la terza parte indipendente dichiara che con ragionevole attendibilità un prodotto, processo o servizio è conforme ad una specifica norma o ad altro documento normativo” (UNI CEI 70001) l’azienda dimostra con l’esame della documentazione fornita  e per mezzo di una verifica ispettiva, la rispondenza di quanto descritto sul Manuale della Qualità alle effettive procedure di lavoro e di gestione.
La certificazione avviene da parte di uno degli Enti di Certificazione, accreditati dal SINCERT  per il settore di competenza che continuerà ad effettuare attività di sorveglianza attraverso verifiche ispettive di controllo con cadenza annuale. La certificazione è pertanto una garanzia del costante impegno profuso dall’azienda per il raggiungimento degli obiettivi di qualità e la ricerca della reciproca soddisfazione nei rapporti con clienti e fornitori
I vantaggi della Qualità
I vantaggi derivati dall’introduzione di un Sistema Qualità sono:
riduzione dei costi connessi con la non-qualità
mantenere e migliorare nel tempo il prefissato livello di qualità;
il possesso di un elemento distintivo che migliora sia l'immagine aziendale che la capacità di porsi su nuovi mercati, anche stranieri.
riduzione, in caso di certificazione, della responsabilità legale da prodotto o servizio difettoso ed i relativi oneri assicurativi
riduzione del 50% sull'importo delle fideiussioni ove richiesto, a garanzia dell'offerta

etica dell’etichetta

- etica dell’etichetta: è quella della trasparenza che espone le caratteristiche non solo degli ingredienti ma anche le avvertenze al fruitore (consumatore consapevole).

doc.0

- doc.0: il concept sta per “documento”, da leggersi anche o preferibilmente come “doc punto zero” ed esprime un disciplinare di valori a cui attenersi per ottenere il certificato che legittima e riconosce un’opera (dell’ingegno, materiale, immateriale) o un prodotto che rispecchia le caratteristiche che configurano un oggetto autentico da uno falso o ingannevole, un prodotto vero da uno taroccato. Insomma, come riconoscere la qualità da una contraffazione e da una volgare “patacca”.

marketing territoriale e il concept di ‘true-glocal


Un nuovo marketing territoriale e il concept di ‘true-glocal’: buone notizie dal fronte interno
7/5/2010
Il nuovo marketing territoriale affianca la valorizzazione delle risorse locali alla spinta della globalizzazione mondiale, usando le tecniche del marketing strategico e valutanto i plus e minus locali. Il concetto di Glocal viene rivisitato e ottimizzato con il connubio ‘network locali più condivisione web’.
In un momento in cui si parla del tracollo dell’efficacia dell’advertising, della crisi della stampa, della polverizzazione dei media, diventa strategica la necessità di incontrare il consumatore sul territorio, instaurare con lui una relazione profonda prima reale e, successivamente, digitale attraverso le piattaforme del web condiviso. E’ nato un nuovo termine durante una serie di appuntamenti europei, ‘true-glocal’, che vuole riscoprire l’importanza del locale coniugato con una visione globale ma in una declinazione innovativa, più profonda. Il concetto di comunicazione 1to1, nel caso italiano, presenta un’eccellenza senza confronti: ce ne parla Adriano Facchini, ex direttore del Consorzio Agrario di Parma e consulente di marketing territoriale “Prendiamo come esempio i numerosi network di sagre che ‘innervano’ il nostro paese: con essi, si hanno milioni di contatti ‘veri’ ogni anno, in una formula che coniuga la gastronomia dei prodotti tipici con incontri che trattano la medicina preventiva, l’intrattenimento popolare con convegni di approfondimento, la riscoperta delle tradizioni con il web partecipativo …” e conclude “Vogliamo essere i pionieri di un nuovo modo di porsi di fronte alla comunicazione”.
L’Italia presenta una spina dorsale connessa con il territorio che accomuna le grandi aziende con le piccole realtà artigianali in un connubio assolutamente originale e non replicabile: le aziende in cerca di contatti e relazioni, si rivolgono sempre di più al marketing territoriale di nuova specie attraverso eventi che intercettano – in un’ottica di ‘Long Tail’, milioni di utenti.
Claudio Gianettoni, City Manager della città di Varese e Responsabile Progetto Road to Wellness (Italia-Svizzera), intervistato sul tema, risponde: “Il valore aggiunto che un approccio innovativo di marketing sul territorio può offrire è quello di creare integrazione tra gli operatori del territorio per porre un obiettivo super partes che possa essere condiviso senza entrare nelle logiche di contrapposizione o competitività locale: un approccio quindi win - win in cui usare la dialettica e la specificità come elementi della costruzione della catena del valore”.
La relazione è il perno attorno al quale, attingendo dalla nostra grande tradizione legata alla terra, si stanno costruendo alternative alle metodologie classiche, ma ormai obsolete, di comunicazione. Il tanto sospirato nuovo rapporto tra consumatore e marca ha una ricetta molto semplice: molta relazione (off e online), intrattenimento, contatto con il territorio e meno advertising!”.
Fabrizio Bellavista

LAND CREATIVE


- Land creative: nuova figura professionale di creativo del territorio. Colui che individua in un dato territorio le vocazioni storiche ambientali su cui innestare gli elementi innovativi in una sorta di continuità tra passato e presente con un occhio al futuro. Un pò come fanno gli chefs della cucina creativa che rielaborano i piatti della tradizione in versione light per renderli più leggeri conservando i sapori antichi. Così il Land-creative, riscopre i valori del passato (artigianato, cultura, tradizioni), riproponendoli come valori fondanti di una rinnovata identità, sulla quale innestare l’innovazione necessaria a creare nuovo sviluppo. Il Land-creative crea l’immagine nella quale si riconosce il territorio nelle sue specificità che gli sono proprie, quindi uniche per definizione e in quanto tali lo differenziano da altri territori, diversi per caratteristiche ambientali, storiche, culturali, economiche e sociali. Il Land-creative, è alla base della mission operativa del piano strategico che progetta e struttura l’impianto politico degli interventi definiti negli assets del marketing territoriale. L’esatto contrario cioè, del localismo. Chi parla di localismo, infatti, non vede o non sa vedere le potenzialità intrinseche del territorio, che sono la base su cui ripartire con una nuova consapevolezza dei limiti da superare, ma anche dei fattori da valorizzare. Il land creative, è l’artefice del valore aggiunto, motore del marketing territoriale.