mercoledì 21 marzo 2012

LA TORRE DI PIERRE CARDIN A PORTO MARGHERA

Venezia, Pierre Cardin firma la Laguna


Il progetto del Palais Lumière collocato, grazie al computer, nell'area di Porto Marghera su cui dovrà sorgere

Presentato il progetto del Palais Lumière, disegnato e finanziato dallo stilista italo-francese

ELEONORA VALLIN 
La stampa 21/03/2012

VENEZIA
Dopo il Palais Bulles, il Palais Lumière. Il primo, progettato dall’eccentrico architetto Lovag Antti, si affaccia sulla baia di Cannes. Sede preferita dallo stilista Pierre Cardin, con le sue bolle è stato un set perfetto per numerosi servizi fotografici fin dagli anni Ottanta, fino a divenire monumento storico. Il secondo, disegnato dallo stesso stilista che vanta natali veneti, sorgerà fronte-Laguna a Marghera e sarà ultimato tra quattro anni.

Ieri a Venezia è stato presentato il progetto: una scultura verticale in cristallo e acciaio, simbolo della rinascita post industriale dell’ex polo chimico di Marghera. A finanziarla il Fondo di investimento Pierre Cardin. La stima dei costi è ferma a 1,5 miliardi, per il momento indicativi, di cui 758 milioni solo per il Palazzo della Luce e le opere di urbanizzazione. Il resto viene suddiviso tra le bonifiche di terreni e acque (circa 42 milioni) e le opere di interesse pubblico, come la viabilità d’accesso e i collegamenti ferroviari.

Alta 244 metri con 60 piani, per consumare meno terreno la struttura si svilupperà su un’area di circa 170 ettari e sarà eco-sostenibile: già dalle sue fasi di cantiere, il palazzo sarà infatti a basso consumo energetico grazie a un sistema integrato fotovoltaico, eolico e geotermico.

La struttura è avveniristica: sei dischi di forma circolare, distanti 35 metri l’uno dall’altro, sostenuti da tre torri di diversa altezza disposte a forma di stella: 21 ascensori panoramici per l’accesso diretto agli anelli. Ogni torre conterrà altri 17 ascensori. Qui troveranno spazio hotel, ristoranti, piscine coperte e scoperte, giardini pensili, sale cinema, auditorium, persino un pronto soccorso ospedaliero e un eliporto.

Un palazzo-città, completamente illuminato, che diventerà la «porta di accesso a Venezia», come ha detto il governatore veneto Luca Zaia, ma che sarà soprattutto un centro di istruzione e sviluppo nel campo della moda e del design. L’intenzione dello stilista è quella di concentrare il meglio della ricerca e dello studio internazionale sulla moda con un’università, un campus-residenze, un’area espositiva e anche incubatori d’arte e di start-up creative.

Si prevede cha a regime verranno occupati 4.500 addetti, tra diretti e indiretti. Per la costruzione, invece, si stimano oltre diecimila occupati che dovranno realizzare, oltre alla struttura, anche cantieri nautici e un’area per sport acquatici, parchi, aree congressi.

«Pierre Cardin si presenta come un nuovo Lorenzo il Magnifico – ha sottolineato Luca Zaia che ieri ha voluto dichiarare pubblicamente «l’interesse regionale» per il Palais Lumière, dopo il placet del sindaco veneziano Giorgio Orsoni -. A noi serviva un mecenate per riuscire a bonificare e realizzare un’opera simbolo: sarà la nostra Torre Eiffel o la piramide del Louvre».

«A lui – ha aggiunto - va tutto il mio ringraziamento per aver scelto Venezia per realizzare un’opera che aveva molti altri corteggiatori». Il progetto, di cui si parla dal 2010, aveva infatti ricevuto l’interesse di Parigi e Mosca.

Lo stilista Pierre Cardin sarà nei prossimi giorni a Venezia per illustrare e spiegare il progetto, che si preannuncia «lontano da ogni speculazione immobiliare». L’obiettivo è valorizzare un’area industriale e creare un nuovo polo di economia creativa da cui potranno attingere linfa le imprese del Nordest.

A tutto ciò, per ora, il mondo imprenditoriale e formativo veneto reagisce timidamente. Si tratta di un palazzo con una connotazione estetica molto forte: il timore è che diventi una cattedrale nel deserto e non «un’opera d’arte utile»: la vera «sculpture utilitaire» che ha concepito Pierre Cardin.

martedì 20 marzo 2012

TERRITORIO COMPETITIVO

Siamo impegnati a promuovere l'idea del territorio competitivo per superare i punti critici che ostacolano le imprese. Il modello di riferimento è quello che ha con successo determinato lo sviluppo del sistema tedesco: l'economia sociale di mercato, che coniuga il lavoro comune tra imprenditori e collaboratori, idea vincente perchè supera l'antagonismo padrone-operaio, visione ideologica dell'8-900, oggi improponibile nella competizione globale. Noi puntiamo ai cervelli, non alle braccia. Il futuro della fabbrica vedrà una competizione tra la grande fabbrica totalmente 
robotizzata nei paesi tecnologicamente avanzati e quella che occupa manodopera al più basso livello del costo del lavoro nei paesi sottosviluppati. E' chiaro, che l'Italia sarebbe emarginata nel mercato internazionale del lavoro perchè paese obsoleto. Solo il sistema economico della Padania, può competere se si ritaglia un mercato della manifattura di alta qualità in quei prodotti di nicchia, di alto contenuto creativo per design e materiali di pregio, espressione della competenza e del saper fare del nostro artigianato ritenuto unico al mondo. Prodotti ad alto valore aggiunto, oggetti di status per la clientela ricca dei nuovi abbienti che chiedono prodotti esclusivi, che solo noi siamo in grado di realizzare. Questo, è il solo futuro industriale possibile che deve fare sistema con distretti industriali nel territorio competitivo ... capace di gestire l'intera "filiera lunga" che mette in sinergia l'innovazione con il credito, le 
consulenze professionali con il mercato, la manifattura dei distretti, gli enti locali come cabina di regia, la logistica e per ultimo il controllo della commercializzazione soprattutto nei mercati emergenti, attraverso reti di negozi a marchio globale per brand ad alto profilo identitario.